LA NOSTRA STORIA
Gli amici che conoscono la storia della Solese e gli appassionati di calcio di paese, dove la squadra è una bandiera, sanno quante persone, quante passioni, sacrifici, entusiasmi e sofferenze, quanta storia ci sia in questi 35 anni. Ci sono innanzitutto le figure e i nomi dei fondatori storici della società.
Giugno 1974: negli uffici dell'impresa edile Bonfanti s'incontrano il dott. Confalonieri, presidente da sempre, Cesare Andreasi, nel cui bar la squadra avrà per molti anni la sede ufficiale ed ufficiosa, Nichetti Elios, che alla costruzione e alla cura del primo campo ha dedicato energie senza limiti, Scappaticcio Gianni, il "segretario" per antonomasia, Pogliani Armando, uno dei primi allenatori e direttore sportivo ed i compianti fratelli Baraldi: nasce così la Polisportiva Solese. A questo primo gruppo si aggregano poi soci storici del vecchio "Circolo Solese", fra cui i mai dimenticati Bergamaschi L., Pozzi M., Asnaghi C., Cecchetto S., Ballabio P., Nichetti A.. Ad essi si aggiunsero valido contributo Masin R., Cracco G., Croci E., Bassani A., Catalano S., Grassi M., Ingiardi R., detto il "Biondo", tifoso per eccellenza, Luppi E. e Nichetti V., segnalinee di tantissime partite; il Goffi figura carismatica della mitica "Baracchina", Di Bari A., "roccioso” preparatore, Pini O., guardarobiere, magazziniere e arbitro, Lanzin G., Figini G., Bassani S., Aldini N., Bagatin G., Lampariello V., Di Milia M., Albuzzi I., Ranucci L., Ghioni D., Merati A. e altri, di cui ci sfugge il nome. I ricordi di 35 anni sono anche le centinaia di calciatori che i colori della Società hanno onorato con le loro prodezze. Alcuni sono ormai parte di una leggenda: Von Fitze, Marassi, Valle, Portella, Maggi, Bergamaschi, Di Luca, Lampertico, Giordano, Ghioni, Goffi, Magri, Petrozza, Nichetti, Ruta, Manganella, Scattarella, Bniardi, Pennati... È anche il ricordo di due giovani vite troncate tragicamente: Falcone M. e Lecchi M. È il rischio di dimenticare ingiustamente qualcuno. Ce ne scusiamo. Un grazie di cuore invece ai tanti soci sostenitori ed ai tantissimi tifosi, che con la squadra hanno gioito e sofferto. Quella della Solese è insomma la storia di un “miracolo”, voluto tenacemente ed amorevolmente da tantissimi Solesi; è la realtà di un centro sportivo cresciuto negli anni; la presenza di un’istituzione che significa moltissimo per la periferia bollatese; la possibilità concreta per numerosissimi bambini di fare sport; il pomeriggio della domenica trascorso in allegria con gli amici. La speranza di festeggiare insieme il cinquantesimo. 35 anni fa, nel 1974, quando fu fondata la “Solese”, Cascina del Sole c’era ancora. Nel senso che il centro storico, le sue vecchie corti, erano ancora in piedi, seppur in stato d’abbandono. Abbandonate dalle famiglie contadine, loro tradizionali abitatrici, erano ormai condannate a morte. Segretamente, in fondo all’animo, noi, solesi di nascita, pensavamo ad un possibile recupero, come stava avvenendo in altri paesi. Illusi! Era ancora attività, invece, il “Bar del Moro”, una volta “Trattoria Asnaghi”, meta frequentatissima negli anni prima della guerra, dei milanesi di città, che vi accorrevano per gustare i famosi asparagi di Cascina del Sole. Proprio qui un gruppo di amici, solesi di nascita e di adozione, decise di dare vita ad una squadra di calcio, la “Solese”, appunto. In realtà non era una fondazione ma una rifondazione in quanto il paese aveva già avuto una gloriosa, nel suo piccolo, società calcistica già negli anni ’30. Giocava su un campo un po’ improvvisato, ubicato subito di là del “Funtanin”, nello spazio compreso tra l’attuale via Zara e via S. Pellico. Le acque di quella risorgiva, il “Funtanin”, le cui coste ombrose sono state completamente spianate, lavavano i corpi sudati e rinfrescavano le gole riarse degli atleti. Di quel campo di calcio non c’è più traccia. Come non c’è più di tanti boschetti, campi, cascine, corti, e persone. Di quello che Cascina del Sole era, della sua gente e delle sue tradizioni, c’è rimasto solo il ricordo, anzi il rimpianto: di una natura quasi intatta e godibile, di un lavoro, quello dei campi, faticoso ma sostenibile, dell’aria pulita, dell’acqua buona, dei cibi sani, della gente cordiali, della vita migliore, malgrado tutto. Ci sono rimaste anche alcune foto e i ricordi degli anziani,; pochi anche loro, a dir la verità. 35 anni! Più di un quarto di secolo, una vita, un paese totalmente trasformato alla faticosa ricerca di una sua identità, una squadra di calcio a tener viva una passione. Una bandiera!